Saluti da Valle Borghesiana
Una delle prime tappe di ricerca di SMU– research si è svolta a Valle Borghesiana, un quartiere del Comune di Roma sorto in assenza di qualsiasi pianificazione urbanistica e costituito interamente da edilizia abusiva.
Valle Borghesiana è attualmente interessato dalla manovra dei “toponimi”, piani di recupero urbanistico per le zone sorte illegalmente a Roma dagli anni 1980 in poi, che rappresentano un procedimento innovativo di autopianificazione del territorio. I “toponimi” sono uno strumento urbanistico con cui il Comune di Roma affida la pianificazione e la progettazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria direttamente ai cittadini, riuniti in consorzi. Un procedimento complesso che richiede da parte di tutti gli attori coinvolti una lunga, impegnativa e costante partecipazione. Nei prossimi mesi, a Valle Borghesiana, si dovrebbe concludere il piano esecutivo di recupero a cui si sta lavorando da dieci anni.
Un lungo percorso comunitario che, attraverso l’autorganizzazione, ha portato alla realizzazione delle infrastrutture primarie e che ora, dopo un lunghissimo iter burocratico, dovrebbe portare al pieno riconoscimento urbanistico.
Dal 2009 il gruppo SMU– research ha organizzato diversi workshop con abitanti, associazioni, comitati di quartiere e consorzi di autorecupero. Durante incontri e visite guidate a Valle Borghesiana, SMU– research ha studiato e raccolto le testimonianze dei protagonisti di queste vicende, gli abitanti di questo territorio situato al limite del confine comunale. Un luogo complesso e paradigmatico, che contiene molti fenomeni urbani caratteristici delle metropoli del centro-sud Italia e dell’area mediterranea. Dall’autocostruzione – spesso collettiva – delle abitazioni, alle forme spontanee di organizzazione sociale e politica di lotta per i diritti, coronate con il loro riconoscimento e con la legalizzazione del contesto. Leggendo la storia del quartiere, si ripercorrono le vicende di una città e di una nazione: il tema del diritto alla casa, che per anni ha catalizzato il dibattito politico nazionale, il tema del lavoro e quello della migrazione, prima nazionale e poi globale, fino ad arrivare alla contemporanea e consapevole richiesta del diritto alla città.
Il titolo Common Ground della 13. Biennale di Architettura rappresenta per SMU–research un’occasione per confrontare queste vicende con un vasto pubblico, permettendone una diversa e molteplice lettura. A Valle Borghesiana si può infatti osservare il fenomeno di un Common Ground conteso, pieno di contraddizioni e conflitti che evidenzia le difficili relazioni tra lo spazio urbano ed il potere, la politica e i suoi spazi di contrattazione, i diritti della collettività e i bisogni individuali.
La collaborazione tra SMU– research e Alison Crawshaw si è sviluppato su più piani, intrecciando e confrontando metodi di lavoro diversi. Il lavoro comune è iniziato con la scelta della localizzazione dell’intervento, la sede dell’associazione consortile, l’unico spazio “pubblico” all’interno della zona. Questo spazio comune è stato costruito grazie al contributo e al lavoro di molti abitanti. L’edificio è adibito a spazio di riunioni, incontri e feste e tale resterà la sua funzione anche dopo l’approvazione del piano di recupero. Nell’installazione a Venezia, l’opera è temporaneamente decontestualizzata dal suo contesto originale. Il progetto Saluti da Valle Borghesiana ricontestualizza l’intervento in uno specifico spazio geografico, urbano, storico e sociale.
Saluti da Valle Borghesiana mostra una piccola selezione del materiale raccolto da SMU- research nel quartiere, testimonianze di una storia ancora inedita tanto personale quanto collettiva ed esemplare per molte aree urbane.
Una serie di cartoline, tratte da fotografie scattate dagli abitanti per questo progetto, descrivono la zona. Sul retro delle cartoline, invece, si ripercorre la costruzione delle abitazioni e del quartiere tramite brani tratti dalle interviste raccolte durante i Workshop.
L’intervento di SMU- research per la 13. Biennale, si inserisce in un contesto di ricerca artistica, culturale e urbanistica più ampio. Il progetto “Self Made Urbanism” prevede nel settembre 2013 un’ esposizione nello spazio della NGBK (Neue Gesellschaft für Bildende Kunst) a Berlino. L’esposizione percorrerà tramite vari “case studies” su Via Casilina a Roma, la crescita della città e i vari fenomeni di informalità, auto organizzazione e autogestione partendo dal centro verso la periferia. Con una metodologia di lavoro sperimentale il gruppo di lavoro istituito per l’evento alla NGBK svilupperà nuove produzioni artistiche internazionali, elaborando archivi personali ancora inediti e affiancandoli con materiali storici, culturali e cinematografici.